Tra i disturbi del sonno episodici più comuni tra grandi e piccoli, il parlare nel sonno è molto diffuso. In genere, chi è protagonista di un sonniloquio, non ricorda di averlo fatto al suo risveglio.
Quindi il soggetto al mattino non ha alcun ricordo, ma allo stesso tempo non risente di alterazioni del sonno. Questo disturbo di lieve entità in alcuni casi si associa al bruxismo ed alla tensione della mascella.
Inoltre si è esposti a tale esperienza, se è stato soppresso un pensiero durante la giornata. Oppure se non si è espressa una personale emozione. Come conseguenza tale inibizione lascia nel subconscio una traccia che si esplica nel sonniloquio. Quindi tale materiale irrisolto trova modo di esplicarsi.
Diversi studi condotti su tale tema si sono concentrati sulle parole più spesso dette nel sonniloquio. Tra gli studi più interessanti si segnala quello dei ricercatori del Pitié-Salpêtrière Hospital di Parigi. I cui risultati sono stati poi pubblicati sulla rivista Sleep.
Gli scienziati hanno sottoposto ad indagine 232 volontari. In particolare, si sono scelti dei soggetti con parasonnie: disturbi del sonno che favoriscono lo sviluppo di questo comportamento.
Questi partecipanti hanno dormito per due notti in laboratorio e sorvegliati da una video polisonnografia, ossia una registrazione simultanea dei parametri del sonno.
Parlare nel sonno: lo studio del Pitié-Salpêtrière Hospital
Durante la sperimentazione è emerso che 129 soggetti presentavano disturbi del sonno nella fase REM. Mentre 87 partecipanti soffrivano di sonnambulismo. I restanti 15 non avevano alcun problema. Infine un solo soggetto soffriva di apnee notturne.
Durante la registrazione simultanea dei parametri del sonno si sono censite 833 tracce sonore. Di queste il 59% sono: lamenti, urla, sussurri incomprensibili. La percentuale rimanente invece ha registrato delle parole pronunciate durante il sonno.
Così gli studiosi hanno esaminato le parole più frequenti nei sonniloqui. I ricercatori del Pitié-Salpêtrière Hospital di Parigi hanno rilevato nella negazione “no” il termine più ricorrente. Inoltre si sono riscontrate: le domande, le subordinate e le parolacce.
Lo studio ha evidenziato che chi parla nel sonno è propenso a dire degli improperi: chi parla nel sonno impreca 800 volte più che da sveglio. Questa attitudine è diversa in base alle fasi del sonno. Nella fase del sonno REM sono prevalsi gli insulti.
Mentre nella fase non REM i soggetti hanno pronunciato delle parolacce. In particolare, gli uomini hanno parlato di più nel sonno rispetto alle donne, pronunciando più bestemmie.
In conclusione, le parole dette avevano un contenuto aggressivo dovuto al materiale irrisolto che non si esprime da vigili. Gli esperti hanno spiegato i discorsi notturni pieni di negatività come una sorta di pratica per superare lo stress e gli ostacoli della vita.
Come forma di strategia messa in atto dal cervello umano che sollecita a non trascurare eventuali casi avversi e delle situazioni pericolose.
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